Sartre

 Jean-Paul Sartre: Un Filósofo dell'Esistenza e della Libertà Condannata
1. Introduzione Jean-Paul Sartre è stato un filosofo francese di grande importanza, vissuto nel Novecento (nato nel 1905, morto nel 1980). È una figura molto significativa non solo per la filosofia ma anche per la storia intellettuale del suo tempo. A differenza di molti filosofi, Sartre ebbe un grandissimo successo in vita, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Divenne un intellettuale di riferimento per i giovani europei degli anni '50 e '60 e fu persino premiato con il Premio Nobel per la Letteratura nel 1964. La sua popolarità andò oltre il pubblico accademico, raggiungendo il grande pubblico, in parte perché la corrente filosofica a cui aderiva, l'esistenzialismo francese, divenne quasi una moda nel dopoguerra.
2. Cenni Biografici
  • Nascita e Formazione: Sartre nasce a Parigi e studia in una prestigiosa università francese, la Scuola Normale Superiore.
  • Rapporto con Simone de Beauvoir: Durante gli anni '20, all'università, conosce Simone de Beauvoir, anche lei filosofa e scrittrice di successo, che diventerà la sua compagna di vita. Ebbero una relazione non tradizionale, basata su un legame forte ma senza matrimonio né convivenza stabile, ed entrambi ebbero altri amanti. Questo rapporto "sui generis" si accordava con il clima intellettuale in cui operavano.
  • Esperienza in Germania: Alla fine degli anni '20 studia filosofia all'estero. Nel 1933, ha l'opportunità di trascorrere un anno in Germania. Questo è un anno cruciale, segnato dall'ascesa di Hitler e da eventi importanti nel mondo della filosofia tedesca (come il discorso di Heidegger all'università). Durante questo periodo, Sartre entra in contatto con la filosofia di Edmund Husserl e con quella del primo Martin Heidegger, che lo influenzeranno notevolmente.
  • Seconda Guerra Mondiale e Resistenza: Dopo essere tornato in Francia e aver iniziato a insegnare, Sartre viene catturato dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e detenuto per alcuni mesi fino al 1941. Dopo essere stato rilasciato, torna in Francia e collabora con la Resistenza.
  • Opere Principali nel Dopoguerra: È proprio durante l'occupazione nazista che pubblica quello che è considerato il suo libro filosoficamente più importante: "L'essere e il nulla" (pubblicato nel 1943). Subito dopo la fine della guerra, la sua popolarità esplode, alimentata sia dalle sue opere filosofiche e romanzi, sia da un saggio divulgativo basato su una conferenza: "L'esistenzialismo è un umanesimo" (pubblicato nel 1946), che riscuote un enorme successo. Sartre divulga il suo pensiero anche attraverso romanzi (come "La nausea", pubblicato nel 1938, che è una trasposizione narrativa delle sue idee filosofiche) e drammi teatrali (come "Porta chiusa", del 1944).
3. Le Fasi del Pensiero di Sartre Nel pensiero di Sartre si possono distinguere due periodi principali, non tanto per un cambiamento di temi filosofici, quanto per un cambiamento di orientamento politico.
  • Prima Fase (Filosofica e Pessimista): Questa fase è filosoficamente più rilevante. È caratterizzata da un profondo pessimismo: la sua filosofia è vista come drammaticamente priva di speranza. In questa fase, non c'è un grande interesse politico, poiché la politica sembra servire a poco o nulla.
  • Seconda Fase (Politicamente Impegnata): Soprattutto dopo la pubblicazione del periodico "Les Temps Modernes", Sartre inizia ad avvicinarsi alla lotta politica, in particolare a sinistra e a posizioni comuniste (anche se critiche verso il comunismo sovietico). In questa fase, si nota un maggiore attivismo politico, che lo porta a incontrare importanti figure politiche (come Che Guevara). Tuttavia, questa seconda fase è considerata meno interessante dal punto di vista strettamente filosofico rispetto alla prima. Per studiare la sua filosofia, ci si concentra principalmente sulla prima fase.
4. Influenze Filosofiche
  • Heidegger: Un'influenza fondamentale nella formazione del pensiero di Sartre è Martin Heidegger. Sartre si avvicina ai temi dell'esistenza umana partendo da un approccio fortemente influenzato dall'analitica esistenziale di Heidegger.
  • Kierkegaard: Si sente anche l'influenza di Søren Kierkegaard, un filosofo dell'Ottocento che aveva anticipato molte tematiche esistenzialiste, come l'angoscia, la temporalità, l'irripetibilità e il peso della scelta. Sartre cerca di coniugare temi di Heidegger con l'approccio di Kierkegaard.
  • Differenza Fondamentale: Tuttavia, una grande differenza distingue Sartre da Heidegger e Kierkegaard. Mentre questi ultimi sembrano proporre una sorta di "via di fuga" dai problemi esistenziali (la vita religiosa per Kierkegaard, una dimensione ontologica trascendentale per Heidegger), Sartre è convinto che una via di salvezza non esista. In questo è profondamente pessimista, persino più dei suoi predecessori.
5. L'Uomo e l'Esistenza in Sartre: Concetti Chiave
  • Ateismo Programmatico: Sartre parte da un ateismo programmatico: non c'è Dio a salvarci, né una dimensione trascendente che possa sollevarci dai drammi della vita. La nostra esistenza è un dramma interno a noi, che non può essere risolto appellandosi a qualcosa di esterno o superiore.
  • Esistenzialismo Umanistico: Per questo si parla di esistenzialismo umanistico. Le risposte ai problemi della vita e dell'esistenza devono essere cercate necessariamente dentro l'uomo, non altrove. L'uomo è il fulcro.
  • La Coscienza (Essere per sé): La caratteristica più intrinseca dell'uomo è la coscienza. Coscienza significa esistere dentro le cose, in mezzo alle cose, vivere le cose. L'approccio non è quello dello scienziato che guarda il mondo come oggetto da studiare, ma quello esistenzialista: il mondo è qualcosa da vivere, una forma di relazione, non primariamente di conoscenza.
  • La coscienza non è una sostanza chiusa e autonoma (come per Cartesio), ma è apertura, relazione con le cose, apertura verso le cose. Non può esserci "io" senza "altro"; per definirsi, l'io ha bisogno di relazionarsi con ciò che è diverso.
  • L'Immaginazione: Sartre attribuisce un ruolo rilevante all'immaginazione. È la facoltà che permette di trascendere la realtà "alla luce della possibilità". Ci permette di non limitarci a ciò che una cosa è in sé, ma di andare oltre. L'uomo, davanti alle cose, è libero di negare la realtà e di imporre una realtà diversa, le sue possibilità. (Es. usare un libro come rialzo per un tavolo).
  • Il Rapporto Coscienza-Cose: Il rapporto tra coscienza e cose è squilibrato. La coscienza riconosce le cose, vi impone i suoi progetti e possibilità, le trascende. Le cose, al contrario, non riconoscono la coscienza. La coscienza non può riconoscersi dalle altre cose, ma solo da se stessa; è auto-coscienza.
  • Essere per sé ed Essere in sé: Sulla base di ciò, Sartre distingue tra:
  • Essere per sé: La coscienza, che si riconosce solo da se stessa.
  • Essere in sé: Le cose, che sono oggetti immodificabili, opachi, che rispondono passivamente.
  • La Coscienza come Libertà e Nulla: La coscienza non si accontenta delle cose come sono, ma vuole modificarle, usarle, progettarle, rielaborarle. È continuamente portata a elaborare progetti e a non accontentarsi della realtà, ma a mutarla. Questo è l'aspetto più caratteristico della coscienza: la coscienza è libertà.
  • Questa libertà è strettamente legata alla modificazione e al nulla (annullamento). Ogni uso della libertà implica negare e annullare le funzioni o le realtà date di una cosa. È un confronto costante con l'azzeramento, la nullificazione, la negazione. Per ricreare, bisogna distruggere, annullare.
  • La coscienza, non essendo condizionata da nulla, è a sua volta nulla in un certo senso, perché nullifica, è legata all'annullamento.
  • La Negatività della Libertà: Questa libertà non è vista in senso positivo, come realizzazione o possibilità massima. Ha un carattere pesantemente negativo. La libertà non è un bene, non è qualcosa di cui essere fieri. È un peso, causa di dolore e angoscia. In questo si ricollega a Kierkegaard, per cui la libertà era paralizzante.
  • La Responsabilità: La libertà è pesante anche perché implica una profonda responsabilità. L'uomo è responsabile non solo verso il mondo e le cose su cui impone i suoi progetti, ma anche verso se stesso.
  • Ogni scelta libera ci rende responsabili di ciò che accadrà. Sartre afferma che non ha significato dire che una cosa è "inumana", perché tutte le scelte dell'uomo sono umane. Sono tutte frutto della libertà. Anche azioni orribili, come i campi di concentramento, pur essendo terribili, sono profondamente umane, perché sono scelte libere di cui si è responsabili. Dire che sono "inumane" è un controsenso, perché sono pienamente umane; è caratteristica dell'uomo essere libero e portare il peso di questa libertà.
  • L'Uomo è ciò che sceglie di essere: Questa è una frase celebre e simbolo della filosofia sartriana. L'uomo non ha un'essenza predefinita; è la somma di tutte le sue scelte e degli atti compiuti. L'uomo dipinge il suo volto (si crea un'identità) in base alle scelte che fa giorno per giorno. Questo rende la libertà ancora più responsabilizzante.
  • Ogni cosa che facciamo è scelta. Non solo le grandi decisioni, ma ogni atto crea un'identità.
  • Spesso cerchiamo giustificazioni per alleggerire il peso della scelta (es. "l'ho fatto perché i genitori volevano"). Sartre rifiuta questa lettura: nessuna scelta è realmente imposta. Ogni scelta è tutta completamente nostra responsabilità e libertà. Anche quando pensiamo che le scelte siano obbligate, abbiamo sempre un'altra possibilità (es. di fronte alla guerra, si può rifiutare, scappare, suicidarsi). Chi va a combattere ha scelto di farlo, anche se "spinto", perché avrebbe potuto scegliere un'alternativa. Quindi è lui il responsabile di quella scelta. Ogni guerra è la "nostra" guerra, l'abbiamo scelta. L'uomo non ha vie di scampo dalla propria responsabilità.
  • La Morte di Dio e la Mancanza di Senso: Come Nietzsche aveva detto "Dio è morto", per Sartre è morto ogni appiglio, ogni spiegazione sovrumana della nostra vita. Risuonano le parole di Nietzsche sul freddo e il vuoto dopo aver "tolto la catena che legava la terra al sole". Sartre è convinto che l'uomo sia perso nel mondo, senza più nessuno (né Dio, né religione, né fede) che scelga per lui. È libero, ma questa libertà lo schiaccia, lo annulla, lo rischia di far naufragare. L'uomo antico, con la sua religione o sistema di valori, forse stava meglio perché era guidato.
  • Kierkegaard suggeriva Dio come unica via per non essere sconfitti dai problemi esistenziali umani. Ma per Sartre, partendo dall'assunto che Dio non c'è e non c'è nessuna metafisica a cui appellarsi, rimangono solo le scelte umane, che però non risolvono i problemi esistenziali profondi.
  • Per Sartre, la vita non ha alcun senso, alcun significato. Se Dio non c'è, niente dà significato alla nostra esistenza. A differenza di Nietzsche, che vedeva la possibilità per il superuomo di dare un senso alla vita dopo la morte di Dio, Sartre è molto meno ottimista. L'uomo, secondo lui, non riesce a sollevarsi dal peso di questa responsabilità.
  • L'uomo non può dare una direzione profonda e seria alla sua vita. Sceglie continuamente, si dipinge, ma questa scelta non risolve la mancanza di senso profondo; è destinato al fallimento e a un'assurdità esistenziale da cui non si può uscire.
  • Sartre arriva ad affermare che non c'è alcuna differenza tra chi passa la vita a ubriacarsi e chi conquista mezza Europa; la loro vita è in entrambi i casi priva di significato. Non si ottiene nulla di fondamentale. L'uomo è sempre sconfitto, perché la lotta non risolve il problema di fondo e non potrà mai risolverlo.
  • L'Uomo come "Dio Mancato": La coscienza sorge dopo la materia/l'essere. L'uomo non crea il mondo, non può creare l'essere, perché viene dopo. Nasce in un mondo che esiste già, cade nell'essere, quindi non può esserne il fondamento o plasmarlo. L'uomo, come fondamento, è nulla. Vorrebbe creare (spinto dalla libertà), ma i suoi desideri sono frustrati perché non può fondare la sua vita; la nostra vita è priva di fondamento, ci siamo ritrovati dentro senza averla scelta.
  • Il Paradosso della Libertà: L'uomo è libero rispetto al mondo, con una grandissima libertà. Ma non è libero di essere libero. È condannato ad essere libero, costretto ad essere libero, obbligato ad essere libero. È un paradosso: chi ha tutte le libertà non ha quella fondamentale, cioè di scegliere se essere libero o meno. Si trova catapultato in un mondo e in una dimensione che non ha scelto, dove deve fare scelte, ma non ha scelto la condizione iniziale di essere libero e responsabile. È un paradosso perché è costretto a non riuscire a gestirsi in questa situazione.
6. Il Rapporto con gli Altri Questo aspetto completa il quadro e per Sartre è molto interessante.
  • Differenza dal Rapporto con le Cose: Il rapporto con gli altri è diverso da quello con le cose. Noi riconosciamo le cose, ma le cose non ci riconoscono. Con gli altri, invece, noi riconosciamo loro e loro possono riconoscere noi. Qualcosa cambia.
  • La Tendenza a Nullificare e Usare: La nostra tendenza a nullificare e usare le cose, questo approccio progettuale, ce l'abbiamo anche con gli altri, e gli altri ce l'hanno con noi. Tendiamo a nullificare gli altri e a usarli; loro fanno lo stesso con noi. Per loro, siamo "cose" su cui fare progetti, da ricondurre ai propri scopi, da manipolare. Questo non è per cattiveria, ma è ineliminabile dalla natura della coscienza per Sartre.
  • "L'inferno sono gli altri": Il rapporto con gli altri è un rapporto legato alla manipolazione reciproca. Gli altri tendono a nullificare la nostra coscienza, a usarci come strumenti, a fare progetti su di noi senza il nostro consenso, a volerci cambiare e manipolare. Questa immagine profondamente negativa del rapporto interpersonale si riassume nella celeberrima frase: "L'inferno sono gli altri".
  • La cosa peggiore nella nostra vita è rappresentata dagli altri, con cui abbiamo un rapporto sempre conflittuale, di lotta, anche quando non ne siamo consapevoli. È incapacità di aiutarsi.
  • Abbandono duplice: L'uomo è abbandonato non solo perché non ha Dio o fede a cui appellarsi, ma anche perché il rapporto con gli altri non gli consente di trovare una via di fuga. Nemmeno l'amore o l'amicizia sono vie di fuga, ma solo manipolazione.
  • Lo Sguardo: Questa negatività emerge in particolare nel momento dello sguardo. Sartre lo spiega con un esempio: se si compie un gesto volgare o maldestro da soli, non ci si sente in imbarazzo o colpevoli. La coscienza non manifesta problemi. Ma se, dopo averlo fatto, si vede lo sguardo di un altro su di sé, ci si sente immediatamente imbarazzati. Non si ha paura di fallire, ma che gli altri vedano che si è fallito.
  • Sartre interpreta la storia biblica di Adamo ed Eva che si scoprono nudi dopo essere stati cacciati dall'Eden. Non è solo perdita dell'innocenza, ma, nell'interpretazione sartriana, si scoprono nudi perché per la prima volta sentono lo sguardo dell'altro su di sé e provano la vergogna dello sguardo.
  • Davanti all'altro, ci si sente sempre nudi e vulnerabili. Ci si sente oggetti che l'altro tende a manipolare, strumenti indifesi che l'altro vuole piegare alla sua volontà.
  • Necessità dell'Altro: Nonostante il conflitto, il rapporto con l'altro è necessario. Solo nel rapporto con l'altro scopro me stesso, perché l'altro mi riconosce. C'è un carattere sociale nella filosofia di Sartre. La nostra esistenza è fatta di rapporti con gli altri e con le cose. Il rapporto è necessario, ma è sempre conflittuale, scontro, non aiuto. È uno scontro che ci ribella, ci fa percepire l'alienazione esistenziale, ma è difficile, complesso, negativo.
7. La Nausea e l'Assurdità dell'Esistenza Molti di questi discorsi trovano espressione narrativa nei suoi romanzi. In particolare, "La nausea" rappresenta l'assurdità della vita e dell'esistenza.
  • Il protagonista del romanzo, un ricercatore storico, si rende conto della completa mancanza di senso della sua vita. Realizza la "perfetta gratuità dell'esistenza", cioè che l'esistenza è stata data "gratis", senza voler niente in cambio, senza alcun senso né direzione. È un regalo senza scopo.
  • Questa gratuità dell'esistenza, invece di essere positiva, è un dramma. La reazione del protagonista è un profondo senso di tristezza e, come suggerisce il titolo, di nausea. La reazione esistenziale davanti all'assurdità e alla mancanza di senso della vita è la nausea.
  • Ogni tentativo dell'uomo di uscire dalla nausea e superare l'assurdità è destinato a fallire. La coscienza non può porsi al di sopra del nulla o della materia.
8. La Seconda Fase e l'Eredità Nella seconda fase della sua vita, come accennato, Sartre troverà nel l'attivismo e nell'impegno politico per gli altri una forma parziale di attenuazione del pessimismo. La vita sembra acquisire un valore diverso a seconda di come viene vissuta (la vita di chi combatte non è equivalente a quella di chi si ubriaca). Questo arriva relativamente tardi e ha un ruolo più politico e sociale che filosofico.
9. Conclusione La filosofia di Sartre, specialmente nella sua prima fase, rimane profondamente pessimista. Rappresenta un punto cruciale nella filosofia del Novecento dopo Nietzsche e Heidegger. Mostra come l'uomo affronti un vuoto (nichilismo) da cui è difficile uscire. Mentre Heidegger suggeriva un tentativo, Sartre ritiene che ogni tentativo sia destinato al fallimento. Nonostante il suo pessimismo, ha avuto una profonda influenza su molti pensatori. Le sue opere letterarie, come "La nausea", possono essere un punto di partenza accessibile per affrontare il suo pensiero.



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