Husserl
Edmund Husserl è un filosofo tedesco considerato il padre della fenomenologia. La fenomenologia è un importante movimento filosofico del Novecento che ha influenzato molte scuole di pensiero, tra cui l'esistenzialismo con filosofi come Heidegger e Sartre. Husserl ha lavorato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un periodo in cui la scienza (guidati dal positivismo) sembrava in grado di spiegare tutto, mettendo in difficoltà la filosofia. Husserl credeva che la filosofia dovesse trovare un suo campo di studio specifico, diverso da quello della scienza, per poter essere una forma di conoscenza valida e oggettiva.
Fatti vs. Essenze
Quando osserviamo il mondo che ci circonda, percepiamo innanzitutto i fatti (o "dati di fatto"). Questi sono gli aspetti specifici, concreti e che possono cambiare delle cose. Ad esempio, il colore di un oggetto, la sua forma in un certo momento, o il fatto che oggi piove. La scienza studia questi fatti e come si comportano in diverse situazioni.
Ma, secondo Husserl, oltre ai fatti, c'è qualcos'altro: le essenze (Essenzen). L'essenza è ciò che non cambia, ciò che è invariabile e universale di qualcosa, a prescindere dalle sue caratteristiche specifiche del momento o dalle circostanze. Ad esempio, l'essenza di un triangolo non è il fatto che sia equilatero o scaleno, o che sia disegnato su una lavagna, ma la sua caratteristica fondamentale e costante: la somma dei suoi angoli interni è sempre 180 gradi. Anche le leggi della matematica e della logica sono esempi di essenze. La filosofia, per Husserl, dovrebbe occuparsi di studiare queste essenze.
Come raggiungere le Essenze
Husserl propone dei metodi per scoprire le essenze:
Per studiare veramente le essenze, Husserl introduce un metodo fondamentale chiamato epoché (o riduzione fenomenologica). Questo termine è stato usato in passato dagli scettici per indicare la sospensione del giudizio. Husserl gli dà un nuovo significato.
L'epoché fenomenologica significa mettere tra parentesi il nostro atteggiamento naturale. L'atteggiamento naturale è il modo in cui viviamo quotidianamente, dando per scontata l'esistenza del mondo esterno e le nostre credenze su di esso. L'epoché non è negare che il mondo esista o dubitarne come farebbe uno scettico. È una tecnica per mettere da parte, per un certo tempo, la questione dell'esistenza reale o meno del mondo esterno e delle nostre solite convinzioni su di esso. Mettendo tra parentesi il mondo dei fatti e le nostre credenze, ciò che rimane è il residuo fenomenologico.
Il Residuo Fenomenologico: La Coscienza e l'Intenzionalità
Il residuo fenomenologico è principalmente la coscienza. La coscienza è ciò che rimane dopo aver praticato l'epoché ed è qualcosa di fondamentale che non può essere messo tra parentesi.
Una caratteristica essenziale della coscienza è l'intenzionalità. Questo significa che la coscienza è sempre diretta verso qualcosa; è sempre "coscienza di" qualcosa. Non è un contenitore vuoto, ma un'attività che si dirige verso un oggetto.
Husserl distingue due aspetti legati all'intenzionalità della coscienza:
I Due Tipi di Io
Husserl distingue anche due modi di considerare il nostro "io":
La fenomenologia, quindi, è una scienza di essenze (scienza eidetica). Si concentra su ciò che è invariante, oggettivo e certo, distinguendosi dalle scienze che studiano i fatti variabili e specifici.
Husserl non si preoccupa del dibattito tradizionale tra realisti (che credono che ciò che percepiamo corrisponda perfettamente a una realtà esterna) e idealisti (che pensano che conosciamo solo le idee nella nostra mente). Praticando l'epoché, mette da parte la questione dell'esistenza esterna del mondo. Il suo interesse è capire come le cose si presentano alla coscienza, indipendentemente dal fatto che esistano fuori di essa.
Le essenze studiate dalla fenomenologia possono appartenere a diversi campi. Husserl parla di ontologie regionali per le essenze legate a settori specifici come la natura, la società, la religione o la morale. Parla invece di ontologie formali per discipline come la logica e la matematica, che studiano le relazioni tra essenze in modo più astratto.
Edmund Husserl è un filosofo tedesco considerato il padre della fenomenologia. La fenomenologia è un importante movimento filosofico del Novecento che ha influenzato molte scuole di pensiero, tra cui l'esistenzialismo con filosofi come Heidegger e Sartre. Husserl ha lavorato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un periodo in cui la scienza (guidati dal positivismo) sembrava in grado di spiegare tutto, mettendo in difficoltà la filosofia. Husserl credeva che la filosofia dovesse trovare un suo campo di studio specifico, diverso da quello della scienza, per poter essere una forma di conoscenza valida e oggettiva.
Fatti vs. Essenze
Quando osserviamo il mondo che ci circonda, percepiamo innanzitutto i fatti (o "dati di fatto"). Questi sono gli aspetti specifici, concreti e che possono cambiare delle cose. Ad esempio, il colore di un oggetto, la sua forma in un certo momento, o il fatto che oggi piove. La scienza studia questi fatti e come si comportano in diverse situazioni.
Ma, secondo Husserl, oltre ai fatti, c'è qualcos'altro: le essenze (Essenzen). L'essenza è ciò che non cambia, ciò che è invariabile e universale di qualcosa, a prescindere dalle sue caratteristiche specifiche del momento o dalle circostanze. Ad esempio, l'essenza di un triangolo non è il fatto che sia equilatero o scaleno, o che sia disegnato su una lavagna, ma la sua caratteristica fondamentale e costante: la somma dei suoi angoli interni è sempre 180 gradi. Anche le leggi della matematica e della logica sono esempi di essenze. La filosofia, per Husserl, dovrebbe occuparsi di studiare queste essenze.
Come raggiungere le Essenze
Husserl propone dei metodi per scoprire le essenze:
Per studiare veramente le essenze, Husserl introduce un metodo fondamentale chiamato epoché (o riduzione fenomenologica). Questo termine è stato usato in passato dagli scettici per indicare la sospensione del giudizio. Husserl gli dà un nuovo significato.
L'epoché fenomenologica significa mettere tra parentesi il nostro atteggiamento naturale. L'atteggiamento naturale è il modo in cui viviamo quotidianamente, dando per scontata l'esistenza del mondo esterno e le nostre credenze su di esso. L'epoché non è negare che il mondo esista o dubitarne come farebbe uno scettico. È una tecnica per mettere da parte, per un certo tempo, la questione dell'esistenza reale o meno del mondo esterno e delle nostre solite convinzioni su di esso. Mettendo tra parentesi il mondo dei fatti e le nostre credenze, ciò che rimane è il residuo fenomenologico.
Il Residuo Fenomenologico: La Coscienza e l'Intenzionalità
Il residuo fenomenologico è principalmente la coscienza. La coscienza è ciò che rimane dopo aver praticato l'epoché ed è qualcosa di fondamentale che non può essere messo tra parentesi.
Una caratteristica essenziale della coscienza è l'intenzionalità. Questo significa che la coscienza è sempre diretta verso qualcosa; è sempre "coscienza di" qualcosa. Non è un contenitore vuoto, ma un'attività che si dirige verso un oggetto.
Husserl distingue due aspetti legati all'intenzionalità della coscienza:
I Due Tipi di Io
Husserl distingue anche due modi di considerare il nostro "io":
La fenomenologia, quindi, è una scienza di essenze (scienza eidetica). Si concentra su ciò che è invariante, oggettivo e certo, distinguendosi dalle scienze che studiano i fatti variabili e specifici.
Husserl non si preoccupa del dibattito tradizionale tra realisti (che credono che ciò che percepiamo corrisponda perfettamente a una realtà esterna) e idealisti (che pensano che conosciamo solo le idee nella nostra mente). Praticando l'epoché, mette da parte la questione dell'esistenza esterna del mondo. Il suo interesse è capire come le cose si presentano alla coscienza, indipendentemente dal fatto che esistano fuori di essa.
Le essenze studiate dalla fenomenologia possono appartenere a diversi campi. Husserl parla di ontologie regionali per le essenze legate a settori specifici come la natura, la società, la religione o la morale. Parla invece di ontologie formali per discipline come la logica e la matematica, che studiano le relazioni tra essenze in modo più astratto.
Fatti vs. Essenze
Quando osserviamo il mondo che ci circonda, percepiamo innanzitutto i fatti (o "dati di fatto"). Questi sono gli aspetti specifici, concreti e che possono cambiare delle cose. Ad esempio, il colore di un oggetto, la sua forma in un certo momento, o il fatto che oggi piove. La scienza studia questi fatti e come si comportano in diverse situazioni.
Ma, secondo Husserl, oltre ai fatti, c'è qualcos'altro: le essenze (Essenzen). L'essenza è ciò che non cambia, ciò che è invariabile e universale di qualcosa, a prescindere dalle sue caratteristiche specifiche del momento o dalle circostanze. Ad esempio, l'essenza di un triangolo non è il fatto che sia equilatero o scaleno, o che sia disegnato su una lavagna, ma la sua caratteristica fondamentale e costante: la somma dei suoi angoli interni è sempre 180 gradi. Anche le leggi della matematica e della logica sono esempi di essenze. La filosofia, per Husserl, dovrebbe occuparsi di studiare queste essenze.
Come raggiungere le Essenze
Husserl propone dei metodi per scoprire le essenze:
- Variazione Eidetica: Questo metodo consiste nell'analizzare un oggetto e immaginare mentalmente come le sue caratteristiche potrebbero cambiare. L'obiettivo è vedere cosa rimane immutato nonostante le variazioni. Un esempio è l'analisi di un pezzo di cera fatta da Descartes. Anche se la cera cambia forma, colore, odore quando scaldata, ciò che rimane è la sua "estensione", cioè l'occupare uno spazio, il suo essere materia. Husserl usa un metodo simile per trovare l'essenza, ad esempio, di un triangolo.
- Intuizione Eidetica: Husserl sostiene che le essenze non si trovano confrontando tanti esempi di una cosa e facendo un'astrazione (come pensavano gli empiristi). Invece, l'essenza può essere afferrata in modo intuitivoanche da un solo esempio dell'oggetto. Quando vediamo un triangolo, non percepiamo solo il triangolo specifico con le sue dimensioni e colori, ma intuiamo anche l'essenza universale di "triangolo". Questa intuizione ci permette poi di riconoscere altri triangoli come tali.
Per studiare veramente le essenze, Husserl introduce un metodo fondamentale chiamato epoché (o riduzione fenomenologica). Questo termine è stato usato in passato dagli scettici per indicare la sospensione del giudizio. Husserl gli dà un nuovo significato.
L'epoché fenomenologica significa mettere tra parentesi il nostro atteggiamento naturale. L'atteggiamento naturale è il modo in cui viviamo quotidianamente, dando per scontata l'esistenza del mondo esterno e le nostre credenze su di esso. L'epoché non è negare che il mondo esista o dubitarne come farebbe uno scettico. È una tecnica per mettere da parte, per un certo tempo, la questione dell'esistenza reale o meno del mondo esterno e delle nostre solite convinzioni su di esso. Mettendo tra parentesi il mondo dei fatti e le nostre credenze, ciò che rimane è il residuo fenomenologico.
Il Residuo Fenomenologico: La Coscienza e l'Intenzionalità
Il residuo fenomenologico è principalmente la coscienza. La coscienza è ciò che rimane dopo aver praticato l'epoché ed è qualcosa di fondamentale che non può essere messo tra parentesi.
Una caratteristica essenziale della coscienza è l'intenzionalità. Questo significa che la coscienza è sempre diretta verso qualcosa; è sempre "coscienza di" qualcosa. Non è un contenitore vuoto, ma un'attività che si dirige verso un oggetto.
Husserl distingue due aspetti legati all'intenzionalità della coscienza:
- Noesi: È l'atto stesso del pensare, percepire, immaginare, credere, ecc.. È l'attività della coscienza che si dirige verso qualcosa.
- Noema: È l'oggetto a cui si riferisce l'atto della coscienza. È la cosa che viene pensata, percepita, immaginata, creduta, ecc.. I noemi possono essere fatti specifici o, nel campo filosofico, essenze.
I Due Tipi di Io
Husserl distingue anche due modi di considerare il nostro "io":
- L'Io empirico naturale: È il nostro io di tutti i giorni, quello che interagisce con il mondo e le altre persone nell'atteggiamento naturale.
- L'Io trascendentale fenomenologico: È l'io che emerge dopo l'epoché. È l'io che riflette su come l'io empirico percepisce e si relaziona con il mondo. È la coscienza che pratica l'epoché e analizza la struttura dell'esperienza e dei suoi oggetti.
La fenomenologia, quindi, è una scienza di essenze (scienza eidetica). Si concentra su ciò che è invariante, oggettivo e certo, distinguendosi dalle scienze che studiano i fatti variabili e specifici.
Husserl non si preoccupa del dibattito tradizionale tra realisti (che credono che ciò che percepiamo corrisponda perfettamente a una realtà esterna) e idealisti (che pensano che conosciamo solo le idee nella nostra mente). Praticando l'epoché, mette da parte la questione dell'esistenza esterna del mondo. Il suo interesse è capire come le cose si presentano alla coscienza, indipendentemente dal fatto che esistano fuori di essa.
Le essenze studiate dalla fenomenologia possono appartenere a diversi campi. Husserl parla di ontologie regionali per le essenze legate a settori specifici come la natura, la società, la religione o la morale. Parla invece di ontologie formali per discipline come la logica e la matematica, che studiano le relazioni tra essenze in modo più astratto.
Edmund Husserl è un filosofo tedesco considerato il padre della fenomenologia. La fenomenologia è un importante movimento filosofico del Novecento che ha influenzato molte scuole di pensiero, tra cui l'esistenzialismo con filosofi come Heidegger e Sartre. Husserl ha lavorato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un periodo in cui la scienza (guidati dal positivismo) sembrava in grado di spiegare tutto, mettendo in difficoltà la filosofia. Husserl credeva che la filosofia dovesse trovare un suo campo di studio specifico, diverso da quello della scienza, per poter essere una forma di conoscenza valida e oggettiva.
Fatti vs. Essenze
Quando osserviamo il mondo che ci circonda, percepiamo innanzitutto i fatti (o "dati di fatto"). Questi sono gli aspetti specifici, concreti e che possono cambiare delle cose. Ad esempio, il colore di un oggetto, la sua forma in un certo momento, o il fatto che oggi piove. La scienza studia questi fatti e come si comportano in diverse situazioni.
Ma, secondo Husserl, oltre ai fatti, c'è qualcos'altro: le essenze (Essenzen). L'essenza è ciò che non cambia, ciò che è invariabile e universale di qualcosa, a prescindere dalle sue caratteristiche specifiche del momento o dalle circostanze. Ad esempio, l'essenza di un triangolo non è il fatto che sia equilatero o scaleno, o che sia disegnato su una lavagna, ma la sua caratteristica fondamentale e costante: la somma dei suoi angoli interni è sempre 180 gradi. Anche le leggi della matematica e della logica sono esempi di essenze. La filosofia, per Husserl, dovrebbe occuparsi di studiare queste essenze.
Come raggiungere le Essenze
Husserl propone dei metodi per scoprire le essenze:
- Variazione Eidetica: Questo metodo consiste nell'analizzare un oggetto e immaginare mentalmente come le sue caratteristiche potrebbero cambiare. L'obiettivo è vedere cosa rimane immutato nonostante le variazioni. Un esempio è l'analisi di un pezzo di cera fatta da Descartes. Anche se la cera cambia forma, colore, odore quando scaldata, ciò che rimane è la sua "estensione", cioè l'occupare uno spazio, il suo essere materia. Husserl usa un metodo simile per trovare l'essenza, ad esempio, di un triangolo.
- Intuizione Eidetica: Husserl sostiene che le essenze non si trovano confrontando tanti esempi di una cosa e facendo un'astrazione (come pensavano gli empiristi). Invece, l'essenza può essere afferrata in modo intuitivoanche da un solo esempio dell'oggetto. Quando vediamo un triangolo, non percepiamo solo il triangolo specifico con le sue dimensioni e colori, ma intuiamo anche l'essenza universale di "triangolo". Questa intuizione ci permette poi di riconoscere altri triangoli come tali.
Per studiare veramente le essenze, Husserl introduce un metodo fondamentale chiamato epoché (o riduzione fenomenologica). Questo termine è stato usato in passato dagli scettici per indicare la sospensione del giudizio. Husserl gli dà un nuovo significato.
L'epoché fenomenologica significa mettere tra parentesi il nostro atteggiamento naturale. L'atteggiamento naturale è il modo in cui viviamo quotidianamente, dando per scontata l'esistenza del mondo esterno e le nostre credenze su di esso. L'epoché non è negare che il mondo esista o dubitarne come farebbe uno scettico. È una tecnica per mettere da parte, per un certo tempo, la questione dell'esistenza reale o meno del mondo esterno e delle nostre solite convinzioni su di esso. Mettendo tra parentesi il mondo dei fatti e le nostre credenze, ciò che rimane è il residuo fenomenologico.
Il Residuo Fenomenologico: La Coscienza e l'Intenzionalità
Il residuo fenomenologico è principalmente la coscienza. La coscienza è ciò che rimane dopo aver praticato l'epoché ed è qualcosa di fondamentale che non può essere messo tra parentesi.
Una caratteristica essenziale della coscienza è l'intenzionalità. Questo significa che la coscienza è sempre diretta verso qualcosa; è sempre "coscienza di" qualcosa. Non è un contenitore vuoto, ma un'attività che si dirige verso un oggetto.
Husserl distingue due aspetti legati all'intenzionalità della coscienza:
- Noesi: È l'atto stesso del pensare, percepire, immaginare, credere, ecc.. È l'attività della coscienza che si dirige verso qualcosa.
- Noema: È l'oggetto a cui si riferisce l'atto della coscienza. È la cosa che viene pensata, percepita, immaginata, creduta, ecc.. I noemi possono essere fatti specifici o, nel campo filosofico, essenze.
I Due Tipi di Io
Husserl distingue anche due modi di considerare il nostro "io":
- L'Io empirico naturale: È il nostro io di tutti i giorni, quello che interagisce con il mondo e le altre persone nell'atteggiamento naturale.
- L'Io trascendentale fenomenologico: È l'io che emerge dopo l'epoché. È l'io che riflette su come l'io empirico percepisce e si relaziona con il mondo. È la coscienza che pratica l'epoché e analizza la struttura dell'esperienza e dei suoi oggetti.
La fenomenologia, quindi, è una scienza di essenze (scienza eidetica). Si concentra su ciò che è invariante, oggettivo e certo, distinguendosi dalle scienze che studiano i fatti variabili e specifici.
Husserl non si preoccupa del dibattito tradizionale tra realisti (che credono che ciò che percepiamo corrisponda perfettamente a una realtà esterna) e idealisti (che pensano che conosciamo solo le idee nella nostra mente). Praticando l'epoché, mette da parte la questione dell'esistenza esterna del mondo. Il suo interesse è capire come le cose si presentano alla coscienza, indipendentemente dal fatto che esistano fuori di essa.
Le essenze studiate dalla fenomenologia possono appartenere a diversi campi. Husserl parla di ontologie regionali per le essenze legate a settori specifici come la natura, la società, la religione o la morale. Parla invece di ontologie formali per discipline come la logica e la matematica, che studiano le relazioni tra essenze in modo più astratto.

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